allora bitossi? che
fa, entra o se ne sta lì fuori a fare la commedia?
permessoooo.. oh, ma
bela il mio superdoc in the sky… come hai fatto a capire che la ghegg del
bussare ‘sta volta stava nel che non avrei bussato? vaccaboia, come la leggi tu
la coccia altrui, oh, non ce n’è la ringrazio uno come te dovrebbe
aggiustare le cocce di gente di prima, tipo calcia-attori o polli-tici, mica di
sfi-gatti come me.. non ci voleva molto,
mi ha bussato la porta in tutte le combinazioni possibili, era rimasta solo questa
ultima possibilità, il nul.. ma.. maaa.. oddio, ma che ha fatto al braccio,
l’altro, quello pulito.. oddio s’è fatto un altro tatuaggio! yep! bello eh? che mi
dici doc, te gusta? ‘spetti, mi metto gli
occhiali.. mi faccia ved.. ti fai vecchio, doc pure lei bitossi. ma
io almeno non mi faccio tatuaggi è anche per questo che
tu stai su una sedia e io su un lettino, doc giusta considerazione ohi, allora? allora cosa? ti piace o no, il
tatuaggio bello è bello. sì.
comunque come per l’altro, non approvo. ma poi scusi, faccia vedere bene.. che
rappresenta? cos’è? è uno stefano monodoro cos’è?! se le dicevo un
renoir, un rembrandt, picasso, modigliani, kandinskij..? stefano monodoro. è
uno stefano monodoro.. ah. ok, capito doc, quel che è da
capire è che chiedere ad un fresco tatuato cosa si è tatuato, è la domanda
sbagliata che non s’ha da fare già. ne convengo tranqilo doc, no
problem. guarda, te lo metto così, il braccio, forse t’è più chiaro mo.. ah sì! è un ciclista
sulla bicicletta. giusto? è un ciclista, sì, e quella è la bici… bello, sì. ma
comunque non no doc. non “un”
ciclista. è “quel” ciclista. sono io. oh, quando mi ero fatto il sagittario,
tutti a dire che era lei. e invece non era così bitossi mi perdoni, ma
io concordo con quei tutti. non mi ha mai convinto con la storia che lei non
c’ent.. bon doc, a ‘sto punto
è lei sì. fosse o non fosse, mo c’è diventata. mi si diceva che era lei, io
ribattevo no, non è lei, di là facce scettiche, allora ho detto, bon,
facciamocela diventare. e per farcela diventare, mi ci son fatto mettere io. e
così siamo di nuovo noi, e così eccoci qua, noi due sulla mia pelle. chiaro no?
lei, per diventare lei, necessitava di me. così come io non son più io da
quando non c’è più lei. tipo accoppiamento catena di trasporto degli
elettroni-sintesi di atìpì dell’atìpì sintasi.. non mi è ben chiaro,
anche dopo l’ultima affermazione fosforilazione
ossidativa doc. eh. siamo in bel mezzo di sessione. e metto in bolla il
discorso da sviscerare, a tal proposito, che c’ho ansia di dirti. mo ti dico,
eh. dunque, ok. ebbene l’altro dì stavo correndo. era l’alba. mo ricomincia a
far luce presto, e ho ripreso a correre prima del lavoro. nel mentre era ancora
mezzobuietto però, per distrarmi dalla fatica, mi ripetevo la degradazione del
glicogeno. bla bla bla, poi oh, mica mi veniva in mente il nome dell’enzima
deramificante, vaccaboia mi dicevo, l’ho rivisto manco due ore fa e due ore prima? ma a
che ora si sveglia..? doc! oh, ci sei? e chi
si sveglia? si sveglia, chi non dorme? ah. già eh. comunque. fammi
dire che se perdo il filo poi..che
dicevo? ah sì, ce l’ho. mi sono imbestialito, sai il mio carattere defecato no?
ho deciso di lasciare perdere i metabolismi, e per autoflagellarmi mi sono
sprofondato in quell’abisso che è l’arte del tormento. insomma, ho voluto
tornare con i ricordi a quegli istanti, quei piccoli frammenti di tempo
successivi al momento che lei, lei doc mi guardò negli occhi. proprio così,
niente esitazioni, ne era certa, era la cosa giusta da dire, da fare. guardandomi
negli occhi, mi disse: mi spiace, non ti amo più. con lo stesso trasporto
emotivo con cui avrebbe potuto dire abbiamo finito il sale, il milan ha preso
balotelli, il prossimo sanremo c’è albano. chissà, cosa pensavo, che faccia
avevo, i vestiti, che tempo faceva fuori.. cercavo di ricordare quegli istanti
immediati subito dopo. ogni tanto mi concentro su questi immensi dettagli.. lo
faccio anche con ben altre situazioni, tipo capita che mi prendo la briga di
andare a vedere su youtube il dopo tre volte fischio dell’inglese che dirige a
monaco crucchi e orange nella finale mondiale del 74, cerco il volto di johan
cruijff, cerco di leggerne i pensieri, di tradurre ogni suo movimento, gesto,
espressione. o subito dopo il traguardo di gap 72, trascuro tutto, basso et al,
cani e porci, tutto tranne il beffato franco bitossi, cuore matto esposo a
pochi metri dalla gloria, che si impantana nel cemento, e una riga bianca
trasversa lontana anni luce. inseguo i suoi occhi, il suo dolore, la sua stanca
sconfitta. chissà quale è stato il suo primo pensiero dopo il traguardo, dopo
l’arrivo anzi, non c’era più traguardo, a quel punto. e cosa mai pensava il
bellissimo elegantissimo cruijff un nanosecondo dopo il novanta più recupero. e
io? mah! chissà.. vorrei riviverlo l’attimo, per capire, vorrei capire, oggi,
cosa succedeva. perché, succedeva? certo, so già, bisogna passare oltre,
bisogna vivere, no? magari una nuova relazione, ma sì, come no, pensavo, una
relazione finta come le luci di neon della zona industriale che mi illudono che
sia venuto fuori il sole, e invece il sole sta tardando a tornare, le cose
belle si fanno aspettare. mi piace il sole, a me. e io voglio aspettare, voglio
il sole, non voglio luce artificiale. poi doc, la palla rossa è emersa per
davvero, e il mio circa-diano ha cominciato a darsi da fare per riprendere il
timone. sai, c’è che brutti ricordi a parte, mi piace correre la mattina,
nell’alba. è un loop che mi rassicura, provinciale che sono. sempre gli stessi
incontri, stesso posto, nella stessa ora, tipo la canzone stessa spiaggia
stesso mare. incrocio il furgoncino del fornaio che smerciando pane va, sempre
nello stesso punto, quello che ford blù devia verso il turno delle sette, il
treno pendolare pescara-sulmona o viceversa, il fiorino giallo della fioraia,
poi i tre tipi fuori il bar della stazione, e quello della piazza, c’è loura
che tira su la serranda e dalla finestra donatello mi mostra il pugno, c’è il
pullman della scuola, mircucci o il campione al volante, la salita finale con
vari ed eventuali che sfanalano o strombettano. mi conforta questa routine, è
come se mi ricordasse che sono vivo. il clòdd, uno che pedala con me, mi ha
detto che quando sente dalla finestra il mio passo pesante che arranca
sull’asfalto, capisce che ora è mmh. praticamente lei
è la sveglia del paese, bitossi no, doc, io sono il
buongiorno. la sveglia, la detesti, la sveglia. io sono il buongiorno bella questa grazie me la segno se vuole può usarla
per aggiornare il suo status su facebook. gliela cedo ma si figuri se perdo
tempo con quella roba lì oh che vecchio
bacchettone doc oh sì. e pure lei. io
però non perdo tempo su facebook già. a lei la sedia, a
me il lettino. è così, eh doc?