domenica 28 ottobre 2012

fila la lana - i curiosi dialoghi tra il dottor strizza c. e il buon cristiano bitossi #6

toc-to-to-toc-toc… toc!-toc!
à-vàntii bitossiii…
bela doc! oh, mi hai riconosciuto al volo eh. vedi che ‘sta cadenza nel bussare alla porta c’ha il suo perchè

“c’ha il suo perché”. che espressione massificata indegna della sua persona, bitossi. che fosse lei, poi, me lo ricordava la mia segretaria, oltreché la mia agenda. non si sopravvaluti
va là, che mi riconosci che sono il tuo cliente nambaruànn!
mah. la sua solita mentalità calcistica, che tutto debba essere caratterizzato all’interno di una classifica dal primo all’ultimo
a me basta che ci salviamo, mi contento di poco, io. oh doc, ti devo dire di una cosa, che i conti non tornano
uh. eh. ok bitossi. la ascolto. maaa.. si accomodi, oh
ah. ok. e ualà! eccoci. bon, ti volevo dire di sabato scorso. cioè, ti volevo dire di domenica scorsa. ma la domenica scorsa è cominciata di sabato pomeriggio
bitossi, lentamente, con ordine, scandisca, faccio già fatica a seguirla
ah. vabbò. ma è facile. sabato, nel mentre lavoro tra i campi, i vicini mi invitano al compleanno della cinna che fa diciottanni, voglia uncaz,mica per loro eh, ci sto anche bene, due risatelle ci scappano sempre, poi la signora è maestra di fornelli, c’hanno vino e crema di limoncello e liquore al cioccolato.. è che manco se me lo chiedesse violante placido, le ho detto dello scazzo che c’ho in ‘sto tempo. ma dico di sì, di là stanno armeggiando con una spillatrice, ehvvabbò dico, si va di birrozzi e poi a letto che la domenica si pedala. solo che di pedalare c’è mica tutta ‘sta spinta, è lo scazzo ecc ecc, e allora vado di là a cuor leggero. mi metto lì coi giandi a far due pettile, si va di birette, birra birra kebab, birra birra birra kebab, birra birra..
kebab, bitossi. stringa, la prego
ah. ok, sì. stavo a dire.. ah ecco. poi, dicevo, c’è il taglio della torta, ci si ritrova grandi e cinni in una stanza per quelle proiezioni di vita in fotogrammi, quei montaggi che mo fanno ai matrimoni, la storia personale proiettata con la musica sotto, c’erano tre diversi lavori, belli, bravi, bis, oggi i cinni fanno di tutto col pìcì, davvero bravi. ma ecco, dei tre filmini, ce ne è stato uno con soundtrack quella canzone che dice tonaaaaaiiitttt.. ui ar  ya-aaaaannngg… na na na na na na na-naaaa..
sì, sì ho capito ho capito. la conosco, piace anche a mia figl..
stonato eh? eh ma allora dovevi sentirci quando suonavo nei valontan, quale porcheria si faceva, eppure si riempiva lo junior la stessa sera che leonard cohen
bitossi!
eh? ah! ok. doc, se vedevi. tutte ‘ste cinnazze e cinnazzi, seduti a cazzo per terra a cantarla, battendo le mani, a tempo, intonati, inglese corretto. che poi si va sempre a pensare ai ragazzi con l’aifònn a darsi appuntamenti in locali atroci dove sono di casa cicchetti e cannucciate. e invece, invece è stato bellissimo vederli, mi son venuti i  brividi, la pelle d’oca, mi han fatto dimenticare quei cinque minuti prima in cui il cinno vocalist faceva la voce vocalist, ma perché i vocalist parlano con quella voce lì? abbò!. bueno, comunque, fatta l’ora, un po’ barcollante passo di là dal cancello e vado di branda. collasso nel due piazze, e mi desto quella manciata di ore dopo, alle 7e50. farei ancora in tempo ma poi decido che per ‘sta domenica cristiano bitossi esce dal gruppo, quello pedalatorio. in primis, c’ho la coccia fusa. sarei un rischio per la balotta. ci vuole molto occhio sui pedali, non si scherza lì, un attimo e si combina un casino serio. in secundis, voglia di vedere altra gente, uncaz. in terzis, meno di ventiquattrore prima ho fatto spesa al market romina di manopello scalo. figata, c’hanno tutto, pure la pasta cocco, mi piace di brutto andare a fare spesa lì, con la mountain, lo zaino, l’aipòd. beh doc, c’era una tipa troppo carina, bellina belìnn. carina, non di quelle strafighe vistose, carina, di quel tipo di carina che mi piace ammè. lei guarda me , io guardo lei, noi ci guardiamo furtivi, ma finisce qua. vabbò, vengo al punto doc, che vedo che stai per dirmi che devo venire al punto. il punto è che il giorno dopo, la domenica, decido di passare la mano. non vado a pedalare con la polisportiva, vuoi perché sono stordito, vuoi che non voglio interagire, vuoi perchè decido di correre fin nei dintorni di manoppello scalo, dove la tipa col me medesimo si son scambiati compiacenza. di incrociarla c’è poca speranza, forse una su un miliardo. dunque ce n’è una. perciò decido che ci provo. verso manoppello, di corsa, correndo. ah, ma te conosci manoppello, sai dov’è? è il paese di verratti, quello che mo gioca alla grande nel parìsanscermè..
certo che la conosco, manoppello. ahimè è tristemente famosa per..
marsinèll, so. però pensa doc, una volta, cinquanta, toh sessanta anni fa partivano da lì per andare a morire nelle miniere del belgio, e mò invece, parigi ai piedi di manoppello. oh è pure venuta una trupp della tìvù di stato, della francia, a manoppello, lo sai che poi verratti da cinno-cinno era allenato dal fratello di uno che pedala con
bitossi su, su! non divaghi, non mi piace ricordare che non abbiamo tutto il tempo che
sì-ssì, il discorso del non abbiamo il tassametro, ma però. ok, che dicevo?
stava correndo, o così aveva deciso di fare, di correre.
ah, già. stavo correndo, giusto. ah ecco, cosa volevo dire. mentre corro, tra pensieri che galleggiano tra le note della playlist, ve né uno che mi insiste. mi chiedo, doc… ma perché sto facendo ‘sta cosa? non sono prigioniero di un amore? amore che non si esprime nel concreto, che non si traduce in sostanza, ok, ma che condiziona ogni secondo di ogni minuto di ogni ora eccetera. e allora, come si inserisce ‘sta cazzata adolescenziale, mi è sembrato un paradosso, una incoerenza
ah bitossi, non c’è niente di cui stupirsi, nessuna contraddizione. come potrei spiegarle… ah! prenda la biochimica, ecco. pensi alla complessità della regolazione delle vie metaboliche, a come tutto è cosi intrecciato come mille volte la rete dell’andergraund londinese, ma tutto così finemente organizzato, coi treni-metaboliti che puntuali passano, tornano, si fermano, ripartono. pensi allora agli acidi grassi, lei sa. se sta andando la biosintesi degli acidi grassi, esempio, la beta ossidazione è frenata, lei sa meglio di me, dico bene? l’inibizione della carnitina aciltrasferasi uno per azione del malonil-coenzima a, è corretto quanto dico? con questo voglio dire
mo vaccaboia! bela doc! oh, ancora ti ricordi di ‘sta robba! mo vaccaboia d’un superdoc in the sky!
sono i corsi di aggiornamento, bitossi. i crediti mica me li danno alla cassa dell’iper ogni tot euro di spesa, eh
soccia se sei vanesio. ti farei una foto per farti vedere il tuo sorrisone auto compiacente. oh, a proposito, c’ho un tot di bollini della copp che non uso, se vuoi te
bitossiiiii.. dai sù, rimaniamo sul tema. vede, non è della dicotomica situazione, definiamola emozionale, fermooo, fermooo… è per farmi capire, mi lasci dire. è irrilevante questo punto, ci torneremo, per carità, ma la priorità sta altrove, e mi preme dirle. quello su cui vorrei ragionare, a parte il bere, che di per sé è male, ma su di lei l’effetto negativo si moltiplica su varie componenti che non vogliamo ripetere, ne abbiamo già fin troppo parlato. è sul fatto che si è di nuovo emarginato, ha chiuso, ha sbattuto la porta, ancora una volta. non vuole vedere gente, ora salta pure le uscite ciclistiche di cui fino a ieri me ne raccontava con l’entusiasmo di un ragazzo. che succede ora, bitossi. esce di casa con gli auricolari dell’aipòd. la sera poi, se ne sta sempre lì a cucinare per ore con
oh doc, faccio certe storie ai funghi.. ieri sera pappardelle, funghi sciampignonn tirati in padella con olio ecstra di oliva, quello buono eh, sfumati con vino bianco, sempre buono, poi noci, olive nere, capperi e pomodorini pachino, ancora un po’ in padella a mantecare con la pasta, grattugiata generosa di pecorino, peperoncino piccante.. oh, c’ho fatto la foto e l’ho messa su facebook… aprop doc, ma quando te lo fai un profilo te
se lo scordi, bitossi. se lo scordi
vabbò. comunque c’ho scritto “a cristiano bitossi piace questo alimento”, vabbò, te non puoi capirla ‘sta ghegg. un sacco di gente ci ha cliccato like
sì, bitossi, me ne ha già detto, adesso c’ha sta fissa della cucina, va bene, ci mancherebbe, siano benvenute le passioni sane, su questo mi ripeto ad libitum. ma dicevo, starsene lì, in casa, da solo, a cucinare, in compagnia di una bottiglia di vino e di gente collegata in rete che magari non conosce o che non vede da anni, con la tìvù accesa e come mi ha detto che manco guarda, manco sa da che parte è girata, le serve solo il rumore a far da
beh, doc, metto sul 158, è un canale mus
suvvia bitossi, lasci stare.. mi immagino di vederla lei da una parte che traffica e dall’altra i santa esmeralda, i boomtown rats, gli human league, tenga pure il video girato come vuole. ma anche questa è alienazione bitossi. si sta allontanando dalla realtà, e anche dalla sua rappresentazione, non mi parla più di libri, non mi commenta più fatti, notizie. le sue storie che mi racconta coinvolgono sempre e solo la sua persona, e se ci entra una comparsa, è motivo per dire della sua ecs. cosa crede, crede davvero che lei tornerà, mentre lei è lì che passivo aspetta? le cose si devono prendere, i pesci non entrano nella nassa da soli. come vuole passare i suoi prossimi anni, come la dama del signore di vly, che aspetta che torni il suo uomo morto in battaglia, filando la lana? non sia pigro, impugni il suo destino. deve vivere bitossi, ma non la consideri una condanna, è una possibilità, e lei dispone di tutto ciò di cui bisogna. certo, la colta sensibilità che ha in dote le permette anche di scavare e scovare i giusti alibi, magari si immerge nell’ascolto di i am a rock di simon e garfunkel o cose simili, e si assolve, ma non creda a
oh, certo che non credo a ‘sti qua, non credo a nessuno, manco a loro. figurati doc se credo nelle canzoni.. se guardi a certi tali, sempre a fare i piagnoni per un amore qua e un amore là, poi sempre accompagnati da strafighe e vini nobili in serate di gala per raccogliere fondi per i figli delle vittime di quella guerra civile, sembra che se ne stiano la notte a disperarsi piegati su un tavolo di un bar in chiusura, l’ultimo bicchiere inquinato a metà, il posacenere colmo di cicche puzzolenti, il gestore che ramazza per terra e non bada a te che sei messo così… poi invece hanno macchine e dollari, trombano come ricci e… guarda doc, per come la vedo io, secondo me manco si drogano, fan finta pure di drogarsi. ma davvero ti sembrano dei drogati con quelle facce smaltate e
scusi se sorrido bitossi, ma mi ha fatto venire alla mente mia madre, quando dice che “quelli lì prendono la droga buona”…
uh. ma sai che la mia dice uguale! poi vabbò, parla lei che si caccia giù compresse di diazepam come fossero tictac, se le cala col tavernello, robba pesa doc, pesissima
senta bitossi, visto che c’è rimasto poco tempo… mi dica ancora della corsa di domenica. ovviamente la ragazza non l’ha incontrata e
ragazza? quale ragazza doc?
come quale ragazza! quella del giorno prima! quella della spesa al markettt… markettt.. ‘spetti… romina, market romina, a manoppello…
doc, non so davvero di che parli
sta scherzando bitossi, vero? mi dica che scherza
mo si che sto scherzando, è una ghègg caro il mio superdoc in the sky with diam
avanti bitossi sia serio che c’è rimasto poco tem
ah. sì, ok. allora doc. a manoppello ci sono arrivato, oh son più di dieci chilometri eh, poi c’era da tornare indietro, insomma una mezza maratona, e coi postumi, voglio dire, eh. comunque no, la tipa non s’è vista, non si vedeva gente in giro, erano le 10 e 37, lo diceva un display luminoso, me lo ricordo che poi c’ho scritto su facebook un pensiero di quel momento e un sacco di gente ci ha cliccato like. oh doc, ma quand’è che ti fai il profilo su
lasci stare, se lo scordi
ah. vabbò. allora. ah ecco, prima di fare marciaindrè verso alanno, ho visto che c’era un bar aperto, e sono entrato. c’avevo voglia di un cappuccino, allora ho preso un cappuccino, e mi son messo a sorseggiarlo lento guardando fuori dalla vetrata. sentivo un canto, le voci di un coro ripetuto sempre uguale come un mantra si facevano sempre più forti, mi sono messo sull’entrata aperta del bar, per la strada c’era una processione di hari krishna che cantava hari krishna krishna krishnaaa ari ariiii. li ho guardati ammirato.

venerdì 5 ottobre 2012

tre di tre



uno. il bambino tra gli uno e i due si regge in piedi dentro al carrello spinto dalla mamma quando rivolto al nostro povero cristiano bitossi comincia a berciare versi di difficile lettura ma che nel tono ringhioso del pargolozzo non lasciano adito a diverse interpretazioni che non siano rabbia e disprezzo. “michele, ma cosa dici, smettila michele smettila”. “lasci fare, signora” stempera il buon bitossi. “lasci fare. non ho capito, vabbò. ma quel che ha detto, quale che sia, beh si fidi, me lo merito tutto”.
 
due. alla cassa. sopraggiunge dietro uno sulla mezza età. dall’aspetto senza infamia e senza loden. ha solo una boccia di latte, bonalè. cristiano, col carrello pieno di bocce di vino, cibo per cani e un’orata di otto etti che freud ci ballerebbe il meneito, gli dice “prego, ha solo quello, passi pure”. “ no grazie, davvero, faccia pure lei. io non ho fretta” e fa uno smorfia di uno a culo col mondo che non ha fretta per davvero. “ha detto una cosa bellissima” ribatte cristiano, con un tono che racconta di mille rimpianti di altri anni addietro, di altre glorie, di altre storie, di un altro universo. di un’altra università.

tre. è già ora di benza-self-service quando decide che è meglio se si ferma ora dal benzinaro giù ad alanno scalo a far broda, così domattina mette la sveglia cinque minuti dopo, eh. si ferma un tale all’altro lato degli erogatori che sventolando una banconota gli chiede con un italiano stentato “aiutate. no italiano. dis euro. aiutate”.”diesel?” “daaa... diesel” cristiano prende i dieci euro e si muove con un agio  che sembra quasi che da bambino sognava di fare il benzinaio. gli fa broda e prima di congedarlo gli chiede “di dove sei?” l’altro scuote la testa. “diiii doveee seiiii.. where are you from?” “bulgària” “ah! bulgarìa! grande! stoichkov!” “daaaaa...” il daaaa finale lo dice con un tono scocciato però, dandogli le spalle.

casasua. il cellulare annuncia un sms. è la tipetta carina con cui esce da un po’ ma non si quaglia. è da una settimana che non hanno più contatti.
“ho poco credito. chiamami”
cristiano digita di rimando
“anch’io”
la verità è che è troppo concentrato sul da farsi nell’affrontare il barbecue tomba dell’oratona, non vuole frivole distrazioni.
cristiano bitossi butta il cellulare sul divano, si avventa su una boccia di primitivo, avvita avidamente il tirabusoni nel turacciolo con la prima di una serie di dianablù tra i denti.
fuori la carbonella comincia a prendere. il cane tommy abbaia di dafault. non è stata una gran giornata. di buono c’è che per la prima volta ha parlato con un bulgaro. chissà cosa ci faceva un bulgaro ad alanno. forse cercava hristo stoichkov. magari gli deve della pilla. vai mai a sapere le cose, te.

mercoledì 3 ottobre 2012

always on my mind - i curiosi dialoghi tra il dottor strizza c. e il buon cristiano bitossi #5



inizio estate 2011, di sera, fuori sul terrazzo dell’ultimo piano di un palazzo di francavilla
cristiano bitossi appoggiato di culo contro la ringhiera, ampio calice con birra belga scura doppio malto, e paglia dianablù. di fronte, si sorregge di lato sull’entrata, la cancelliera. il cancelliere traffica in cucina, nel mentre. dettaglio che mette un certo agio, indubbiamente
cìbì: sai, lei è stata la prima. ed è stata l’unica. e comincio a realizzare che fino alla fine sarà stata l’unica. perché dopo di lei, dopo l’esclusività di tutto quell’amore, mi sembra inconcepibile solo pensare ad un’altra persona, un’altra relazione. non è questione che non si possono, non si devono fare confronti. il confronto.. ma non si pone nemmeno. quale confronto? no, non c’è nessun confronto
cancelliera: ci pensi ancora, a lei?
sempre. penso sempre a lei. ecco perché dico che
ma fammi capire.. quindi hai avuto un solo amore
ebbene sì. strano eh?
e, per tutta la tua vita, potrai dire di avere avuto un solo amore, di aver amato una sola persona, è così?
eh. è così
ma ti rendi conto delle fortuna? della vita fortunata che hai avuto?
cazzo, pensa cristiano bitossi, ha capito tutto. per la prima volta, dicendo di lei, si trova davanti una/o che ha capito tutto. non dice: guarda avanti, guarda intorno. dice: guardati, hai vinto. a saperlo prima, avrebbe portato un vino rosso ancora più nobile, per celebrare degnamente quei fotogrammi di quella sera di inizio estate 2011, fuori sul terrazzo dell’ultimo piano di un palazzo di francavilla

 
toc-to-to-toc-toc… toc!-toc!
à-vàntii…
helloooo doc
bitossi… ‘sta novità del bussare alla porta in quel modo?
mi è venuto di farla così, come univoco e tangibile segno di riconoscimento, come per metterti già a conoscenza che si tratta di me. d’altronde doc, sono o non sono il tuo cliente preferito eh?
mah! questa è una sua idea basata unicamente su una visione egocentrica tipica di lei. personalmente non vedo altre evidenze a supporto della sua affermazione. e poi scusi.. cliente? che termine inappropriato bitossi!
oi, allora diciamo paziente? cocciarotta? va là dai che sono il tuo paziente numero uno, caro il mio superdoc in the sky with diamonds. anzi sai cosa ti dico? perché una sera, io e te dico, non ce ne andiamo a mangiare dei bei ravioloni da bollant? quel posto che ti dico sempre dai, che sta da me, dalle mie parti. oh, fanno certi ravioli vaccaboia.. ti fai una posizione con quei ravioli.. per non parlare del formaggio! c’ha un formaggio che vaccaboia.. oh in paese si dice, testuale, “che ti fa alzare la picca”. boh, a me non succede, ma sono una causa persa eh eh eh. oh e poi si fa anche un salto al bar da robbè che gli secchiamo la genziana. oh, c’ha una genziana robbè..
mah… non mi sembra cosa, con rispetto parlando
sai doc, è da un po’ che ho smesso di uscire, di vedere gente. oh, però con te dei bei ravioloniiii
ah! e come mai sta cosa che non esce più?
abboh.. c’ho un po’ di catena scesa, niente di chè. mah, ecco, è che mi sa che non vedo del gran genere, in giro. i soliti discorsi di plastica, parole di plastica, vite di plastica, relazioni acriliche. uffh, sai com’è.. due maroni.. e devo sempre recitare quel ruolo, se esco dal copione non va più bene, devo sempre essere quel cristiano bitossi per come mi vedono, un po’ buffo perdente, sfigato col sorriso, autoironico, ecc-ecc, ma se poi c’ho un po’ di scazzo, eh no non va bene. oh, magari è anche poi colpa mia, di come mi pongo… chè poi ecco, chè poi pensavo a tutte quelle volte che mi sento dire: devi andare avanti devi guardare avanti devi guardarti intorno… oh doc, io guardo avanti e intorno, ma per quello che vedo, finisce che mi rendo conto del valore di quello che ho perso quando ho perso lei, di quanto lei fosse sopra, oltre ogni cosa, o persona. e allora parte il rimpianto, il rimorso, e mi tormento. poi oh, si finisce col fare come le tre scimmie, si vive, si cerca di non pensarci, faccio finta di niente. ma non è divertente.
mi sembrano considerazioni troppo estreme, troppo radicali. probabilmente anche ingiuste. lei vede le cose in modo dicotomico, vede o bianco o nero. ci sono invece tutte le tonalità dei colori, tutte le lunghezze d’onda della luce visibile, sfumature di colori che caratterizzano un complesso mosaico quale è una persona
e allora com’è che ci sto male, io? ma se sono finito in ‘sto punto isoelettrico in cui non posso muovermi ne di qua ne di là, dunque che senso ha
ma lasci stare il senso delle coseee… il punto è che lei bitossi, così mi pare, ha smesso di giocare la partita, di nuovo, proprio mentre aveva ripreso in modo soddisfacente a
oh doc, se c’è stato un bel gioco, questo era nei ’90. quelli erano anni, ero un gran giocatore, parevo la nederland del ‘74. oh lo sai che
“…. conosco a memoria la formazione di monaco 74, allora: jongbloed, suurbier, krol…” bitossi, oramai l’ho imparata anch’io a furia di sentirgliela dire..
comunque doc, alla fine di tutto quel bel gioco, anch’io, come la nederland, ho perso la partita più importante, quella che non avrei mai dovuto perdere
ma io mica le dico che deve vincere. lei deve ricominciare a giocare, con lo spirito leggero di quando c’è in palio un torneo di quartiere, non una finale della coppa del mondo. giochi! a volte vincerà, altre volte perderà. torni sul campo bitossi! e se lei vive diversamente da altri questa fase, diciamo, di sfiducia relazionale, magari cominci a pensare che a volte succede che siamo noi in prima persona a dover fare il primo passo, a darci, a concederci, per poter ricevere indiet
michiaz doc parli come il prete del mio quartiere, corticella 40128, dico. chissà se è ancora al mondo donnnn.. donnnn.. abbò!? chi si ric
sia serio bitossi. stavo per dirle: magari al suo malessere contribuisce con un certo peso pure una sua eccessiva sensibilità.. magari si urta con troppa facil
forse c’ho un carattere di merda, eh doc?
forse è un po’ troppo suscettibile ecco
che sarebbe a dire permaloso
ho detto suscettibile
appunto doc. no nno, non sono permaloso, c’ho un carattere di merda sì, ma permaloso no
ah..
mo ti spiego con una situazione doc, ne parlavo al bar con la balotta della polisportiva durante una biretta afterbike. quella mattina, ad un certo punto, quasi alla fine, si andava via filati come un treno, si stava quasi sui 40, appena un po’ sotto. abbiamo affiancato due tipi ignoti che arrancavano, li abbiamo superati, ma uno dei due si è attaccato a ruota, in coda, poi ha cominciato a superarci uno alla volta, prima sembrava morto ma appena l’abbiamo superato s’è risentito e s’è attaccato dietro e poi come t’ho detto s’è messo a pedalare come un matto. permalosissimo. permalosissimo perché poi alla prima salita s’è piantato, bye bye ciclista permaloso, bye bye piccola kety. se avesse avuto un carattere di merda, mica avrebbe mollato. chi ha un carattere di merda non molla mai mai mai. piuttosto si spara
mmh. non sono sicuro di aver colto il senso fino in fondo
vabbò, poi glielo rispiego. comunque, tornando al discorso del passato, di guardare avantidietrodestrasinistrasùggiùcentro, sai, ammetto che c’è stato un breve momento in cui davvero mi sembrava che ero sulla strada per seppellirlo il passato, la mia storia, lei. una sera nel mentre correvo, beh, ero sopra il lungo ponte dello stradone e mi è venuta quasi voglia di togliermi la cosa dal collo e di lanciarla via. ma poi niente. e guarda, meno male doc! guardare avanti e dimenticare lei? ma guardare avanti e intorno per vedere cosa? mo sé! no grazie, mi tengo mille un milione di numeri di avogadro di volte il mio dolore.. ah sì eeh!
ahia bitossi. non mi dà retta. insomma, per come la vedo io, è come mi dicesse che siamo finiti sulla casella “riparti dal via”
doc, l’ho sognata, l’altra notte. ero riuscito miracolosamente ad addormentarmi, sai dell’insonnia no? vabbò, ho sognato di lei e pareva vero, pareva reale. ci baciavamo e mano nella mano andavamo a casa mia, anzi a casa nostra. per me rimane casa nostra. mica c’ho mai tolto il suo nome dal campanello. una volta s’è staccato il coso e mi sono precipitato dai pucchia, il ferramenta ed altro, per prendere la colla e risistemarlo, c’erano i nostri nomi, oh. e pure con la buchetta della posta quando s’era scassata
bitossi me le ha già raccontate una infinità di volte queste storie del campanello e della buc
comunque sembrava così vero, il sogno dico, che quando mi sono svegliato e ho capito che era tutto irreale, beh mi sarei piantato un colpo di luger in testa, con quel senso di vergogna e dignità di un generale sconfitto. ah, poi se non bastasse…  mentre andavo a lavorare, virgin radio non ti mette su always on my mind di elvis, la conosci no, doc..?
certo che la conosco
bela doc
tra l’altro non sarebbe proprio di elv
lo sooo ma lo sooo caro il mio superdoc in the sky with diamonds. oh, soppa a volte pure te sei peso eh. diciamo che è la versione più famosa, ok? vabbò, ho fermato la macchina e
e si è messo a piangere…. mi sembra un loop, quante volte mi dice di una canzone che le fa accostare l’auto per poi piangere
eh. vero. ma con ‘sto pezzo è stato un salto quantico doc. dicono che i tatuaggi devono essere dispari, chissà poi perché. vabbò, a novembre, il dieci, vado a farmi il terzo e sto apposhtt. perché vedi, quel momento intimo passato con elvis, quella inutile mattina di pioggia, beh, me lo sono tatuato nell’anima. peccato che ho smesso di fumare. ci stava bene una paglia in quel contesto. little things i should have said and done i just never took the time you were always on my mind you are always on my mind. doc, quando un bus londinese a due piani mi inv
“.. mi investirà mentre sui pedali scalo la vetta più alta che c’è, sulla mia lapide voglio queste parole…” si decida bitossi, una volte per tutte. cambia epitaffio più spesso lei che mia moglie le scarpe..
beh, ti costo meno..
già. mmhh… ok bitossi. ho capito, ricominciamo. mi aggiorni sui tatuaggi…