martedì 31 luglio 2012

41 - era quasi un anno fa



è poco dopo l’alba, così sembra da la luce che fa, dal silenzio che c’è, che mi caffeggio e mi vesto da tourista. lemon gatorade la borraccia, et voilà cavalco rosi binda così ho chiamato la dueruote a pedali. tipico delle persone sole, dare il nome alle cose. sarà per questo che vengono trattati come matti, gli uomini soli. ma dio delle città e dell’immensità, sapeste quanti newton si richiedono nel passare un compleanno, un ferragosto, un natale (pesissimo il natale, che manco la brizziana teppa nizzarda di bastogne poteva sopportarlo in solitudine, il natale) con spettri e dèmoni, quelli propri. per venire presto al punto, per il 41esimo, ho deciso che mi regalerò sulmona. 90 km tra andare e tornare. son tutto pronto, mi lancio giù verso lo scalo. rapido sfioro scafa e turrivalignani, crosso piano d’orta, scollino bolognano e le sue vigne zaccagnini, centerbo tocco da casauria sotto un fitto vento contrario, dribblo popoli, e orsù sparato punto dritto verso la città dei confetti, un lungo e largo rettilineo finale mi riporta alla sfida tra i fuggitivi moreno argentin e charly mottet, colorado springs, 1986. eccola lì sulmona, oh cara. sono rimasto senza liquidi di scorta ma mi impongo di idratarmi solo al bar di casalanno. son da fare più di 40 km in senso contrario, sotto il sole. ebbene si torna indrè. è poco dopo popoli che intravedo lì dinanzi il rivale per la vittoria finale sui campi elisi. c’ha abbastanza vantaggio per sfilarmi la gialla, il kazako. sia mai. aumento il numero di giri pedale, allungo il rapporto, recupero metro su metro, un compatriota mi corre a fianco incitandomi mentre sventola il tricolore, due della gendarmerie lo abbattono con una manganellata e cominciano a randellarlo di mestiere, sto per intervenire ma l’italico mi urla implorante e straziato di proseguire verso la vittoria. come ti chiami, gli chiedo.
giuseppe, mi dice. ma tutti al paese mi chiamano peppe. son guidatore di camion, a casa c’ho sei bocche da sfamare
giuseppe, detto peppe, guidatore di camion con sei bocche a casa da sfamare, orsù ora vado. ma sappi che ti dedicherò il trionfo, è la mia solenne promessa. che è soprattutto per italiani come te che io corro. e vinco!
sì però vai bitossi vai vaiii non ti penar per me pensa alla vittoriaaaahhiaàà mannagg lù demonio che dolorr! bona lè con ste tozze franzosi demmerda..
mi concentro sul kazako, chè oramai lo vedo nitido nel suo contorno. poi però accade che l’ormai ex potenziale nuova maglia gialla braccata decide di sostare in quel bar di piano d’orta. senza essersi mai accorto del cinema all’aperto che s’era maturato sulla sua scia. comunque l’indomani sarò io a godermi la kermesse finale a parigi, mia è la passerella tra l’acclamante gente di francia. giuseppe detto peppe, guidatore di camion e con sei bocche a casa da sfamare esulterà su un letto d’ospedale con qualche costola incrinata e senza i denti davanti
viva bitosci scei scempre un fuoriclasce bitosci!
arrivo al bar di alanno sotto e faccio un’entrata trionfale dall’alto della mia supercartola ciclista. ma dopo altro gatorade bèlo frèsco, subito fuori dal loco ecco ahi l’onnipresente cagacazzi che circondato di un par di parifaccedaculoal quadrato si pensa mò l’aggiusto io ‘sto bolognese che se la ricrede shtù fregnone. lo sborone, con qualche decibel di troppo sopra il comune pudore e un tono vigliaccamente finto amichevole con sorriso e certi ah ah ah della serie ti prendo per il culo ma non hai la prova “senti, ma te.. ah ah ma proprio non c’hai niente di meglio da fare che uscire con la bicicletta ogni giorno ah ah ah?” “pregooo?” dico. non ho ben capito davvero. “eh, ti vedo sempre tutto il giorno in bicicletta ah ah ah, tutti i giorni ah ah ah…” mo ho capito il senso anche della frase prima. vuole cagare il cazzo, essenzialmente. “già. qualcosa di meglio da fare. già. tipo stare al bar a guardare fuori in attesa che passi uno che va sempre in bicicletta. ehggià, molto meglio. ma secondo me non sono mica bravo io, nò nnò, è troppo difficile, no guardi continui pure a farlo lei che secondo me le riesce bene. poi magari mi insegna una di queste volte. ah! ah! ah!”. i due suoi amigos faccediculoalquadrato imbarazzati si lisciano il mento e si girano nel verso del darmi le spalle. quando lo sborone realizza l’ondata di gancio e uppercut che l’ha investito, sono già abbastanza lontano lanciato e malgirato negli ultimi km in salita verso casa.
(certuni si sentono degli hemingway quando stanno nel branco. poi gli fai bau e si dimostrano dei mezzi bon jovi. bah! non capisco cosa aspetti a spararsi questa gente. invece no, son sempre gli hemingway a puntarsi un’arma alla tempia, bang bang shoot shoot)
sono arrivato a casamia. alanno-sulmona-alanno in tre ore virgola cinque. è buono, è tanto. quesht’è.
e poi succede che: metto su il bucato, doccia, birra, raccolgo il bucato di ieri, rispondo a soquanti essemmesse e a qualche chiamata, metto su a grigliare zucchine, mi stendo ignudo al sole in giardino, birra, tolgo le zucchine nere-nere-nere-come il carbonn, stendo il bucato,  metto su a grigliare il pollo, mi stendo ignudo al sole, birra, mangio le zucchine cancerogene, tommy il lagotto si frega il pollo con gesto audace che trova la mia ammirazione, mi stendo ignudo al sole, perdo una chiamata, è lei, loveofmylife, richiamo e stiamo al telefono per un tempo infinito indefinito, parla carina, rispondo carino, siamo tonini carini, dopo chiuso altra birra cantando e danzando you won’t kill me dei gong, twistando she loves you yeah yeah yeah dei fab4, poi scrivo (e invio) essemmesse compromettente, eh vabbò, maledette birre.
loveofmylife
sea me
fill me
teach me
ill me
pulisco casa sopra, disalogeno lampade, differenzio rusco, sciotolo acqua fresca per l’intrepido quattrozampe, macchina rovente ferramento giù al paese ma serrandabassaferie, rimonto sù, la radio dice che il mio fondo pensione livello di rischio 5 su 5 leggi 80% azionario è evaporato di un altro bel po’, auguri!, mi ulisso all’albero maestro perché tentato dal canto del supermarket, è solo ieri che con la verduraia ci siamo rubati occhiate assassine, pure la prova dei tre sguardi mi ha matematico che ne vuole a pacchi, vaccaboia, l’ho pensata tutta notte, che ci baciavamo in mezzo alla lattuga bagnata di perle di acqua gelata.
amami, al freddo
vado, no, non vado, vado
ma mi si nota di più seeee…
ma no, non vado, andrò domani, teniamola ancora in pastura eh.
torno a casa, s’è fatta quasi ora dell’appuntamento della corsetta delle 7 e 20 pi.em., ed è dalle 6 e 20 che io sono già felice. che poi la scrivo corsetta ma in realtà non è più tale, invero è una pedalata con la mountain mike, la pete thousands così la chiamo. è che sono stato recente vittima di, ora so, un mal comune di chi scarpetta strade, chiamasi fascite plantare, cosa brigosa che mai domo a discapito di competenti raccomandazioni ho trascurato, e in prossimità della catastrofe ortopedica, mi è stato infine totalmente proibito di praticare jogging (ma si dice ancora, jogging, oggidì?) per tutto il mese corrente, bici ok ma senza esagerare. vabbò, per farla breve, non posso fare a meno di quel stesso percorso nell’ora dell’imbrunire, che c’è l’atteso solito incontro con miss codadicavallo, una tipetta moooolto carina che incrocio sempre due volte, una mentre vado in giù, una mentre torno su. mi saluta sempre bellina sorrisino con la manina ciao ciao. all’andata e al ritorno. e forse fa così anche coi medesimi puntuali 5 sfigati altri sempre loro competitor nella corsa per accaparrarsi le grazie di miss cì.dì.cì. che però oggi sono già rimasti in 3, e 4 erano due giorni fa. succede che codadicavallo è latitante da il pre-ferragosto, e cominciano a mollare. poveretti, mica lo sanno che fare i duri costa caro. non c’hanno sostanza, non c’hanno costanza, vogliono tutto e subito. manco fossero jim morrison. come se van gogh in vita sua avesse fatto il gran signore. come pretendere di possedere l’estro di george best così, di default, perché poi lui sì e io no. ma andate ben a fare i provini per un qualche reality sciò sciò pussa via sciò sciò yvonne sciò.
è durante queste brillanti considerazioni che d’improvviso mi sbuca di lato un giovine in maglia rossa, anche lui su mountain like. mi sembra garibaldi con quella maglia rossa. beh a parte la barba. e i capelli. e tutto il resto. a ripensarci c’entra uncazzo con garibaldi. non s’era mica mai visto ‘sto qua, il non-garibaldi. mi scappa via unto che c’ha un rapporto più lungo, mica per altro. gli vorrei urlare hey guarda che oggi sono andato a sulmona sai, ma switcio sul piano bi. tengo il mio passo che la strada è in discesa, e tra poco salirà. e lì, appena si comincia a salire, scatta l’operazione magliarossa. tra le sinapsi rimbomba il frastuono di last resort dei papa roach, in 500 metri gliene mangio 100, gli piglio la ruota, poi in fondo alla salitella si ricomincia ad andare giù. decido di lasciarlo andare via. faccio sempre così, quando vedo che sto per vincere, gliela do sù. non so perché. c’avete presente il cinno ne la stanza del figlio che perde apposta a tennis e papà moretti gli dice ma perché ma com’è ma cos’è. ecco più o meno.
arrivo a casa di buon passo, sudore e moscerini niente codadicavallo e domani saremo forse in due su quella via. ringrazio su fb gli amici di fb per gli auguri, rispondo a qualche essemmesse, scatoletto manzo al cane, mi doccio, mi carbonaro.
fa caldo, mi stendo sul lettone camera, sudo liquidi affumicati, rutto e scorreggio, leggo brizzi, un po’ di tìvù, domani mi sa che torno dalle parti di sulmona, o forse potrei tentare caramanico, o. chissà come sarebbe se davvero ricominciassimo da bologna, vabbò scherzava, io però no quando ho detto mi bastano cinque minuti e si va.
si va?
che se andasse male ancora, c’è sempre la mia bella verduraia del supermarket ad aspettarmi. o miss codadicavallo, già. e poi c’è quel progetto di allevare galline in grecia. vabbò, intanto però prima devo trovare la maglia del belgio ciclismo. tipo quella di criquielion, per capirci.

sabato 28 luglio 2012

28 luglio '12 - a mammarosa




li acchiappi uno alla volta, quelli dell'altra squadra, col cinismo di un cuore spezzato in due. sulla lunga pendenza verso passo lanciano. poi c'è quello con tutti quei tatuaggi, con quel gran ferro, con quel fisico. lo attacchi, lo affianchi, ti guarda, negli occhi, scuote la testa, gli scivoli via unto come gli involtini primavera della sera prima. poi, leggendo appena sopra la' dove comincia la riga del culo, polisportiva 95 alanno, forse se ne fa una ragione. forse si consola, pensando a tutti quelli che gli è toccata la stessa sorte. che a noi ce piace de magnà e bevee. e fortissimo pedaliam.

lunedì 23 luglio 2012

alanno-raiano-alanno 22/07/2012


claudio ha forato. il gruppo partecipa con estremo dolore


simpatica derisione


stapposhtt! si riparte...